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Gnut

Domestico

Domestico è il titolo del nuovo progetto discografico di Gnut e non sarà casuale che dietro questo pseudonimo si celi Claudio Domestico ma, sospetto, neppure potrà spiegarci così facilmente il senso complesso di questa scelta. Nella tassonomia spicciola, roba utile per distinguere bestie e piante in campagna, pesando con l’occhio esperto e cercando nomi buoni per capirsi, “domestico” indica gli animali adatti a vivere vicino all’uomo. L’antitesi è “selvatico”, questo ho pensato guardando la copertina mentre ancora stavo aprendo la busta in cui mi era arrivato il disco.  Onestamente la forma antitetica a “domestico” m’è più simpatica. Domestico è qualcosa che a che fare con i lavori di casa, con la donna o l’uomo o la bestia di servizio e in quella parola sentivo millenari esercizi di potere risollevare la testa e riproporsi tracotanti. Ma sono un cane di strada, una via di mezzo tra il domestico e il selvatico, e i miei approcci iniziali sono sempre fottutamente diffidenti. Annuso l’aria, m’avvicino, scopro i denti, accenno un movimento della coda, ci ripenso, ritorno.

E insomma i dischi si devono ascoltare e la resa dei conti si gioca sempre sul filo delle casse del mio stereo. C’è una magia impagabile nel primo ascolto. Una sospensione nei secondi che precedono il primo brano che è meravigliosa tensione. Confesso che Gnut mi era già noto e che l’avevo ritrovato qualche mese prima nella ciurma di Daniele Sepe che nelle vesti di Capitan Capitone, e qui se n’è parlato abbondantemente, arrembava la scena musicale con un disco formidabile. E proprio in quel lavoro collettivo una canzone eseguita da Gnut, L’ammore ‘o ver, era uno dei momenti più intensi proposti dai bucanieri del golfo. Il suo disco da solo, accompagnato a dire il vero da meravigliosi musicisti amici, conferma quella bellissima suggestione. E da una canzone all’altra, in bilico tra folk e canzone autoriale ma sempre con una cifra stilistica personalissima che rende ogni proposta fortemente riferita all’autore, scopro che si può essere domestici come lo sono stato anche io per anni senza saperlo, adattandosi a mille case e a cento letti e scambiando e perdendo e riguadagnando. Il frutto di anni passati senza una propria casa e continuando a scrivere e a suonare è tutto in questi brani. Canzoni come Il resto del corpo sanno proprio di quel passaggio precario di chi sa che non si fermerà comunque vada e che ben conosco.

Un disco che cammina col passo di chi non vuole disturbare andando via ma che lascia un biglietto sul tavolo, che conserverai per sempre. Ora dice che Gnut una casa ce l’ha nel centro storico di Napoli e che presto arriverà un disco ancora più corposo ma se qualcuno incontrerà Gnut con la sua chitarra gli faccia sapere che dopo questo disco anche casa mia è aperta per lui.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Claudio Domestico (Gnut)
  • Anno: 2016
  • Durata: 17:49
  • Etichetta: Gnut

Elenco delle tracce

01. La Banda
02. Il Resto del Corpo
03. Lo Spazzolino
04. Semplice
05. La Pancia
06. Se Cucini Tu
07. La testa tra le Mani

Brani migliori

  1. Il resto del corpo
  2. La testa tra le mani

Musicisti

Gnut: voce, cori, chitarra acustica, chitarra elettrica, guitalele  -  Daniele Mr Coffee Rossi: keys & love  -  Mattia Boschi: violoncello  -  Daniele Sepe: sax tenore, sax soprano, flauto traverso, flauto dolce, flauto basso, tin whistle  -  Maurizio Capone: bongattoli, guiro metropolitano, shakers di zucchero, padella, bicchieri, shakeratte  -  Francesco Arcuri: sega  -  Luigi Scialdone: mandolino   -  Marco Caligiuri: batteria  -  Valerio Mola: contrabbasso, basso elettrico  -  Piero Battiniello: cori  -  La Scalzabanda che passa sotto casa